AREITO FOR WINNIE TILIN
For the voice of Queen Anacaona, Haiti’s ancestral mother
Winnie Tilin, 18 months
Heroic Haitian Child
As proclaimed by your uncle Franz
Lone survivor
Of your line
Pearl of Hispaniola
Daughter of the daughters of Queen Anacaona
You now survey us serenely
With the regal glance
Of one who stands beyond good and evil.
Black rosebud blooming from the twisted entrails of the earth
For you the ancestral mothers have created
A coffer of precious air
Just like the one that hid the jewels
Stolen by the old time buccaneers
Of Bertrand D’Orgeon, the one whose
Tobacco plantations
Needed strong, black hands.
And now you observe us quietly and do not scream
While the white hands of an all-male
Australian television troupe
Act as midwife
And all the saints
Of Toussaint L’Overture
The Black Jacobin
Bow to you.
Rejoice in their presence
While the burials linger on
And slowly nocturnal chants rise among the evacuees
Descendants of black rebel slaves
Who bivouac with the souls of the Taino
Chasing away with their Creole freedom songs
Once broadcast on agronomist Jean Dominique’s radio
The demons of the West breathing out
Of airport runways
As in olden days they used to from caravels
Docked at Mole Saint Nicole
From which many centuries later
The wretched of the earth took sail
In make-do vessels
Just to be thrown back to the sharks by “maritime interdictions”
a.k.a. in other countries with the imaginative term “push-backs”.
Sharks, tiburones, they too with strange names
Like Papa Doc and Baby Doc while a priest
Who beat the drum of justice
Elected by public acclaim
Was declared insane
By the nearby hegemonic power
And forced
He, the President of what had been
180 years before
The first black republic
To seek asylum in the last
Nation to free itself of apartheid.
Spit on that black water
The Blackwater
That now in the airport
Is put in plastic bottles
To be handed out as it was in Bazra
As it was handed out to all the saints of New Orleans
Who were taking shelter on rooftops with their music
It’s being handed out by the same old wolves
Dressed in sheeps’ clothing
Not even a Nobel Peace Prize
Nor donning a charity cloak
Can cleanse their soul.
While people are dying of thirst
Waiting for the right security conditions
While pillagers are laughing in their glass palaces
And journalists are crying out “Looter!”
If a starving wretch
Dares grab a piece of bread
Sticking out of the ruins of a supermarket.
May the bright white rompers
And diaper
You were lovingly wrapped in by ta maman
Three days before she merged her spirit
With those of her ancestors
Shine a stunning light on the half disclosed plots
Of those who ply with ferocious mildness
The heinous trade
Of Rubble Banker.
AREITO PER WINNIE TILIN
Per voce della madre ancestrale dell’Haiti, Regina Anacaona
Winnie Tilin, 18 mesi
Eroica Bimba Haitiana
ti proclama lo zio Franz
unico superstite
della tua stirpe
Perla di Hispaniola
figlia delle figlie della regina Anacaona
che ci scruti serena
con lo sguardo regale
di chi è al di sopra del bene e del male
Rosellina nera sbocciata dalle viscere contorte della terra
per te le tue antenate hanno creato
uno scrigno d’aria
come quelli che nascondevano le gioie
dei vecchi bucanieri
di Bertrand D’Ogeron, quello delle
piantagioni di tabacco
che necessitavano di robuste mani nere
E ora ci osservi serena e non gridi
mentre le mani bianche della troupe maschia
di giornalisti australiani
ti fan da levatrice
e tutti i santi
di Toussaint L’Overture
il Giacobino Nero
davanti a te s’inchinano
Gioisci della loro presenza
mentre lente proseguono le sepolture
e lenti si levano i canti notturni degli sfollati
dei discendenti di schiavi neri ribelli
che bivaccano con le anime dei Taino
scacciando con creole canzoni di libertà
trasmesse alla radio dell’agronomo Jean Dominque
i demoni dell’occidente che esalano
dalle piste dell’aeroporto
come un tempo esalarono dalle caravelle
attraccate al Mole Saint Nicole
dal quale i disperati salparono secoli dopo
in imbarcazioni di fortuna
ributtati agli squali dalle maritime interdictions
note in altri paesi col fantasioso nome di “respingimenti”
Squali, tiburones, anch’essi dai nomi strani
come Papa Doc e Baby Doc mentre un ex- prete
che faceva rullare il tamburo della giustizia
eletto a furor di popolo
veniva dichiarato pazzo
dall’egemone vicino
e costretto
lui, presidente di quella che era stata
180 anni prima
la prima repubblica nera
a rifugiarsi nell’ultima
nazione a liberarsi dell’apartheid
Sputa sull’acqua nera
la Blackwater
che ora all’aeroporto
imbottigliano in plastica
per tenderla come la tesero a Bassora
come la tesero a tutti i santi di New Orleans
rifugiati sui tetti con la loro musica
A tenderla sono sempre gli stessi lupi
travestiti da pecora
né il Nobel per la pace
né l’ostentato mantello di carità
l’anima gliela pulisce
Mentre la gente muore di sete
aspettando le giuste condizioni di sicurezza
Mentre gli sciacalli se la ridono nei loro palazzi di vetro
e i giornalisti gridano allo sciacallaggio
se un morto di fame
afferra un tozzo di pane
che spunta dalle macerie di un supermercato
Che il candore della tua tutina bianca
e del pannolone
in cui amorevole ti avvolse ta maman
tre giorni prima di fondere il suo spirito
con quello degli antenati
folgori le ormai non tanto oscure trame
di chi pratica con feroce mitezza
il turpe mestiere
di banchiere di macerie