Avviso alle sponde: il ghiaccio
Nell’ottobre del 2013 l’avviso alle sponde di quella entità fantasmagorica, propaggine occidentale d’Asia, chiamata Europa arrivò con il fuoco. Per rendere visibile il vascello fantasma – ignorato dai pescherecci ché sarebbero potuti essere guai per chi soccorreva- qualcuno a bordo aveva pensato di dare fuoco a una coperta. Da lì il panico, i viaggiatori si spostano di corsa e il vascello si capovolge, più di 370 morti accertati, la maggior parte proveniente dal Corno d’Africa, Eritrea e Somalia. Africa orientale, quindi. Quest’anno invece, l’avviso alle sponde arriva con il ghiaccio, oltre duecento fuggiaschi da tragedie varie del continente africano, in maggioranza questa volta dall’Africa occidentale (Mali, Niger, Costa d’Avorio, Gambia, Guinea) arrivano alle nostre sponde assiderati o restituiti dal mare cadaveri ghiacciati. Costretti a imbarcarsi nonostante le pessime condizioni dagli sgherri dello stato fallito chiamato Libia, non riconosciuto ancora come tale, guarda caso fratello-in-colonia dello stato fallito primo e riconosciuto, la Somalia, entrambi ex colonie italiane. Ma gli stati falliti riconosciuti a questo punto pare che possano essere solo africani. Non si può parlare di uno stato fallito europeo, uno i cui abitanti, mentre continua il lavoro di smantellamento della propria costituzione ad opera di i politici tra i più ben pagati del mondo, come da stereotipo se ne stanno incollati davanti ai televisori ad ascoltare cantanti più o meno melodici che gareggiano in scintillanti casinò. No, quell’etichetta non si addice alla propaggine nella propaggine culla di tesori artistici che sono stati risparmiati in precedenti conflitti mondiali (la stessa fortuna non è toccata né all’Iraq né alla Siria). E mentre i Danai a mo’ di sberleffo rifiutando il fardello dell’austerity, additano l’Italia come il vero problema, gli italici si preparano alla difesa dei confini dagli spettri evocati dell’ISIS. Quasi cento-ottanta anni fa uno spettro si aggirava per l’Europa risvegliando speranze, adesso un suo ologramma, azionato non si sa bene da chi, si aggira al bordo sud dell’Europa incutendo non si sa se un vero terrore o simulacro di terrore. Nel frattempo, continueranno ad arrivare altri avvisi alle sponde. La loro manifestazione carnale continuerà ad essere l’arrivo vivo o morto del danno collaterale del neoliberismo. Danno collaterale perché le bombe non sono solo quelle che esplodono in frammenti e ti amputano gli arti ma sono anche le politiche neo-coloniali, l’FMI, lo sfruttamento di nuovi e vecchi minerali e metalli senza riguardo per i sistemi ecologici e le vite umane. Sono le bombe i cui effetti sono meno immediati ma non per questo costano meno vite umane. Certo se si annullano i confini per le merci e si moltiplicano quelli per gli umani qualcuno dovrà pure essere sacrificato. E di certo non saranno le merci. A quale Ifigenia toccherà la prossima volta per permettere alla flotta del neo-liberismo di salpare? Dopo il fuoco e il ghiaccio, quale altro elemento ci possiamo aspettare in questo prossimo avviso? Il ferro?
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