Confessione dell’abiku/Confession of the abiku

 

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Confessione dell’abiku che  si era rifiutato di sbarcare a Lampedusa/ Confession of the abiku who refused to land in Lampedusa

 

No, non furono le spregevoli Leggi dell’Uomo

Che affondarono la barca

Con la sua vela di coperta incendiata

Al termine di una novella “Traversata degli schiavi”

Di fuga e dolore

 

Non fu la paura scolpita negli occhi

Dei pescherecci astanti

Che non osavano fermarsi

Per non rischiare il Gran Giurì

Della Legge dei Fatti i Fatti Tuoi

Ed essere giudicati complici

Del reato di Tentata Sopravvivenza

 

Non fu il parapiglia provocato

dalla Deriva dei Continenti

dalle Placche Tettoniche africane

in via di collisione con quella briciola di Europa

Lampedusa

Che se ne stava lì con le sue prigioni e le sue spiagge

Aspettando qualunque cosa portasse la corrente

Sia che si trattasse di cadaveri che di turisti.

 

No, amici, non andate a cercare risposte nell’Economia, nelle Scienze Politiche,

nella Storia del Diritto Internazionale

il colpevole sono,io, un minuscolo abiku

uno spirito bambino

uno di quelli indecisi

in costante andirivieni tra il mondo dei vivi

e il mondo degli spiriti

“riluttanti a rassegnarci al mondo”

Il Capitano dell’Unità Subacquea Renato Sollustri

Con addosso l’alta  divisa delle immersioni

Più spaventoso alla vista  che un alieno

Inviato dallo Stato a recuperare i corpi

Sebbene europeo, mi vide, si rese subito conto  di chi io fossi

E rimase senza parola per due giorni.

 

Dondolando ancora dal cordone ombelicale di mia madre

Non ero pronto a scambiare le dolci acque del ventre materno

Per la durezza dell’aria e il lavoro dei polmoni

E il logorio dei muscoli e il sale delle lacrime

Al massimo avrei scambiato il liquido amniotico

Per le amare acque del Mediterraneo

E al diavolo le speranze

E le illusioni e le ambizioni e le aspettative

E le paure e i rimproveri e le rivendicazioni degli altri.

Di noi abiku  dicono i romanzieri africani:

“non amava(no) le fatiche dell’esistenza, i desideri irrealizzati,

le venerate ingiustizie del mondo, i labirinti dell’amore

[…* temeva(no) la crudeltà degli esseri umani,

i quali nascono ciechi e raramente imparano a vedere”1

e fu così che scelsi il mare e non la terra

l’acqua e non il fuoco

rifiutai  quella roccia che si sporgeva dalle onde

e ora vivo in ogni goccia di pioggia

in ogni lacrima versata per la malvagità degli Umani

dei loro terribili atti, delle loro terribili omissioni.

 

Pina Piccolo, 10 ottobre 2013

Qualche giorno dopo  gli annegamenti di massa di migranti/rifugiati a poche centinaia di metri da Lampedusa, il Capitano di polizia Renatto Sollustri, dell’Unità Subacquea che si era immerso per recuperare i corpi, trovò nella stiva del barcone capovolto il corpo di una ragazza che aveva appena partorito  prima di annegare; il neonato era ancora attaccato alla mamma con il cordone ombelicale.

  1. Ben Okri, “La via della fame”, capitolo 1, incipit.

 

 

Confession of the Abiku Who Refused to Land in Lampedusa*

 

No, it wasn’t the despicable Laws of Men

That sank the boat

With its fiery blanket of a sail

Completing a Middle Passage

Of escape and sorrow

 

No, it wasn’t the fear sculpted in the eyes

Of fishing boats passing-by

That dared not stop

Lest they be brought in front of the Grand Jury

Of the Law of Mind Your Own Business

And be deemed an accessory

To the crime of Attempted Survival

 

Nor was the commotion caused by

Continental Drift

the Tectonic Plate of Africa

Colliding with that tiny crumb of Europe

Lampedusa

As it sat there with its jails and beaches

Waiting for whatever the currents brought

Be it corpse or be it tourist.

 

No, friends, don’t go looking into Economics, Political Science,

History and International Law,

I am the responsible party,I, just a tiny Abiku

A spirit child

One of the indecisive ones

Forever moving between the world of the living

And the spirit world

“unwilling to come to terms with life”.

Police Captain Renato Sollustri,

In its full scuba diving gear

Scarier to behold than an alien

Sent by the State to recover the bodies

Though European, saw and knew who I was

and has now been speechless for two days.

 

Still dangling from my mother’s umbilical cord

I wasn’t going to trade the sweet water of the womb

For the harsh air and the work of lungs

And the work of muscles and the salt of tears

At the most I would trade amniotic fluid

For the bitter water of the Mediterranean sea

And to hell with the hopes

And illusions and ambitions and demands

And fears and reproaches and claims of the others

African novelists have described us abiku as

“dislike(ing) the rigours of existence, the unfulfilled longings,

The enshrined injustices of the world, the labyrinths of love..

..fear(ing)  the heartlessness of human beings,

all of whom are born blind,

few of whom ever learn to see”1

and so I chose sea over land

water over fire

refused that encrusted rock jutting from the waves

and now live in every drop of rain

in every tear shed over the malice of Humans

and their terrible deeds and omissions.

 

October 10, 2013

*A few days after the mass drowning of migrants/refugees  close to the shores of Lampedusa,  Police Captain  Renato Sollustri of the scuba diving police unit, who dove to retrieve the bodies, found under the capsized boat the body of a girl who had given birth just before drowning, the umbilical cord and the baby still attached to her body.

1Ben Okri “The Famished Road”, chapter 1.

 

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